08 agosto 2012
Dal diario di Furia
Stamattina gatteggiavo sul terrazzino di casa e ho visto un flullar d'ali a portata di zampa.
Ho pensato: sono o non sono una gatta cacciatrice? Così mi sono appostata dietro lo spathiphyllum quasi senza respirare e poi... d'un balzo, ZAC, ho catturato la mia prima preda.
Dopo un po' che ci giocavo è arrivata la mia umana. Devo dire che, dopo il primo sguardo un po' strano, mi ha fatto i dovuti complimenti. Mi pare il minimo, era il mio primo passero catturato! Poi, con la scusa di premiarmi con doppia razione di croccantini, mi ha attirato verso le ciotole e, mentre mangiavo, ha fatto sparire la mia preda.
Sparire.... figuriamoci, sapevo benissimo che l'aveva messo nello sgabuzzino dentro una scatola da scarpe.
Era una bella scatola, nuova, e non capisco perché l'umana l'abbia rovinata praticando tantissimi buchi sul coperchio.
Avrei potuto benissimo andare a riprendermelo, ma ormai non mi interessava più, così spaurito e tremante... Un uccellino mi solletica solo quando è vispo e può fuggire, se no che sfida sarebbe? Così non me n'è importato nulla quando l'umana ha portato fuori la scatola dopo aver fatto una telefonata. "E' la LIPU?", ha detto. "Posso portarvi un passero ferito?"
Come se non capissi l'umano... Noi gatti parliamo tutte le lingue, anche l'uccellese.
Per esempio il passero diceva: "Sono vivo, lasciami andare, scema!" E la mia umana niente, non capiva, lo teneva chiuso e gli dava da mangiare ogni genere di granaglie senza capire che anche lui avrebbe preferito una bella bistecca.
Spero che il passero se la sia cavata e possa ripassare dalle mie parti per sfidarmi di nuovo.
La prima volta è stato un po' troppo facile.